Un mare di talento in un oceano di sfortuna .
Giancarlo Falappa ha corso 106 gare in Superbike, ne ha vinte 16 , collezionando in tutto 30 podi, 8 pole position, 11 giri veloci. E' nato a Jesi il 30 giugno del 1964.
In mezzo al suo enorme talento, ed alla sua grande sfortuna , sta la carriera , breve e brillante come una supernova, di Giancarlo Falappa.
Falappa è stato un personaggio unico, un pezzo raro, un grandissimo pilota, venuto dal nulla a competere ai massimi livelli. Per rendere meglio l' idea di quanto grande fosse il suo talento, va ricordato che ha corso la sua prima gara in pista a ventiquattro anni. Prima di allora si era dedicato al cross, con risultati buoni ma non abbastanza da garantirgli la permanenza nel mondiale ,cui aveva pure partecipato. Le sei gare ( e sei vittorie) disputate durante il 1988 nell' italiano sport production (anno del suo esordio) , faranno sì che la Bimota decida di affidargli un moto per il mondiale SBK del 1989. Falappa ha smesso di correre a trent' anni. Proprio quando aveva fatto abbastanza esperienza per far fruttare a pieno il suo talento e puntare al titolo. Una rottura meccanica (wikipedia), durante un test in Spagna gli costo un lungo coma e danni fisici che lo costinsero al ritiro . Prima di quel giorno, era risorto miracolosamente da un altro gravissimo incidente, avvenuto tre anni prima.
Come omaggio a Giancarlo, pubblichiamo un articolo che Dean Adams gli dedicò su SuperbikePlanet, dal titolo "Giancarlo Falappa, guidare sopra i problemi" . Traduzione a cura di Motostorie ( che , per questo , si scusa in anticipo....) .Trovo che sia difficile sintetizzare la storia questo straordinario pilota meglio di come è stato fatto in questo pezzo.
In Italia è ancora conosciuto come il leone. La sua uscita dal mondo della Superbike fu repentina e triste, ma Giancarlo Falappa, in quel mondo, lasciò una traccia indelebile. L’ America vide Falappa a Breinerd, per la prima volta , durante il primo appuntamento di quel mondiale Superbike. Falappa, nonostante non avesse reali possibilità di vincere quella gara, fu l ‘argomento di conversazione del paddock, in quei giorni. Era un ex crossista che avrebbe gareggiato con una Bimota motorizzata Yamaha , e corse come un folle. Durante le prove, sembrava che volesse intenzionalmente affrontare tutte le curve di Brainerd dieci miglia più veloce di quanto non avrebbe dovuto. I piloti che lo seguivano, preferivano essere prudenti. Selvaggiamente affrontava le cinque o sei curve consecutive del giro cercando di andare tanto forte quanto era umanamente possibile , prendendo quello come limite, e dopo rallentando . Era una tecnica interessante .
“chi è quel ragazzo?” domandai al suo compagno di squadra , l' americano Mike Baldwin , di buon mattino, in quel weekend di Brainerd. Baldwin guardò in quella direzione , e sorridendo come stesse ripassando a memoria qualche battuta divertente del suo programma preferito , disse “E’ Falappa. Lo devi vedere”, rispose. E fu stupefacente. In piena derapata, e vicino all high side , Falappa fece qualcosa che noi corridori di Brainerd non avevamo mai visto fare a nessuno. Tirò su una gigantesca impennata fuori dall’ attuale curva nove, in piedi sulle pedane della Bimota , passò sotto il ponte pedonale e raschiò leggermente il casco contro il soffitto di cemento del ponte . Dalla parte della pista dove ci trovavamo, ci parve che la moto e il suo pilota fosseri alti sette metri , e sfidassero Dio ad ucciderli. Una follia.
La Superbike era rude e difficile, e Merkel era la sua sola perla, in quel periodo. Giancarlo ci si trovò subito bene . La sua era una guida superiore, e lui era come un chiassoso marinaio in viaggio tra Singapore e New York. A lui piaceva la vita , e la affrontava: quando un uomo corre come correva Giancarlo , ogni giorno può essere l’ ultimo. Prima della gara di Brainerd, Giancarlo gironzolava per il paddock col suo giacchetto bianco della Bimota, fumando costantemente e “parlando” con qualunque ragazza del posto gli si parasse davanti . Ho già detto che Giancarlo non parlava inglese ? Comunque , per tutto il weekend parecchie ragazze del Minnesota stazionarono davanti al box delle Bimota, con Giancarlo che indossava lo stesso giacchetto del giorno prima. Sulla griglia Giancarlo aveva uno sguardo che voleva fondere uomini e metallo. In quel periodo l’ unico altro che poteva affrontarlo , da quel punto di vista, era Eddie Lawson .Messi insieme, avrebbero probabilmente cambiato le maree.
I fans ricorderanno Falappa vincere gare in superbike sulla Ducati, ma Falappa vinse delle gare anche nell’ 89, quando era ancora sulla Bimota. Infatti aveva vinto a Mosport, che era stata la gara prima di Brainerd . La 851 cominciava ad essere superata , e in quei giorni mancò . Sicuramente uno come Roche avrebbe potuto essere passato da sei piloti, e talvolta rientrare e finire col vincere in alcune gare , ma il più delle volte la moto italiana non fu all’ altezza di Yamaha e Honda . La Bimota era nelle stesse condizioni della ducati , ciò nonostante Tardozzi aveva quasi vinto il titolo nell ‘ 88 . Insomma , in qualche occasione fu una buona moto , ed in altre no. Fu durante la sua seconda stagione mondiale che Giancarlo cominciò davvero , la sua ascesa-discesa verso la conoscenza dei limiti umani , vincendo più gare , talvolta grazie solo alla sua guida. Stavolta si era accasato alla Cagiva/Ducati , la cui prima guida era Il freddo Raymond Roche . Roche era chiaramente infastidito dal ritrovarsi Falappa in squadra . Falappa agì , semplicemente come se Roche non esistesse.
Come accade a molti piloti , che da giovani sono molto aggressivi ,cadendo Giancarlo divenne più calmo , e fu così che vennero molte vittorie . Ebbe dei seri infortuni che gli fecero correre poche corse , e che inevitabilmente frustrarono le sue speranze di vittoria . Cadde a Mosport rompendosi il polso , ebbe un grosso incidente in Austria rompendosi entrambi i femori , una spalla , e di nuovo il polso . Fu molto duro risalire la china dopo quell’ incidente . Col tempo le cose tornarono a posto. Nel 1992 , proprio in Austria, il luogo nel quale aveva subito quel brutto incidente, Falappa ottenne una doppietta . Poi vinse gara 2 ad Assen , e lasciò un forte ricordo ai suoi avversari vincendo l ‘ultima gara di qella stagione, in Nuova Zelanda .Era tornato , più calmo e più veloce che mai. Il nuovo Falappa.
Giancarlo maturò con il trascorrere del tempo , lasciandosi definitivamente alle spalle I suoi giorni selvaggi. Nel 1993 vinse entrambe le gare di Brands Hatch, e si mise dietro tutti nella prima di Hockeneim . Ancora una doppietta a Misano , nello stesso anno , poi la seconda in Austria e la seconda a Monza . Fu primo in classifica in quella stagione, per poi finire quinto .
Il 1994 sembrava ormai la sua stagione . Aveva vinto gara2 a Misano, ed era secondo dietro Russel , con il suo compagno di squadra Fogarty solo quarto. Dopo Misano venne Albacete , e per Giancarlo tutto si fece in pezzi. Falappa stava testando una parte nuova sulla 916 , quando qualcosa andò molto male e lui fu vittima di un highside , riportando gravissime ferite .Per settimane le notizie che giravano erano che Falappa non avrebbe passato la notte . Sotto le cure del dottor Costa, mentre i neurologi non erano speranzosi riguardo al fatto che sarebbe mai riuscito a ritornare al mondo, il dottor costa sapeva che per svegliare Giancarlo avrebbe dovuto far leva sul suo istinto di pilota l ‘unico che avrebbe potuto convincerlo che nessuno ti può passare, nessuno ti può battere .
Per giorni il dottor costa gli metteva delle cuffie con le sue radiocronache , e in quelle occasioni la faccia di Giancarlo , in coma , si contorceva e le sue palpebre vibravano, Nonostante ciò Falappa non riprese conoscenza, e le speranza continuarono ad affievolirsi .
Fu il 19 giugno del 1994 che Givanni Di Pillo, grande commentatore televisivo di tutte le gare di Falappa , fece sosta all’ ospedale di Imola dove Giancarlo era ricoverato .
Si sedette sul letto di Giancarlo e cominciò a gridargli nell’ orecchio “Giancarlo svegliati, devi svegliarti , Scott Russell sta per prenderti , sta per sorpassarti ,forza , forza !!”
E in quel momento Falappa si svegliò , dopo 33 giorni di coma .
Il suo ricoverò , e le cure durarono ancora a lungo , e non corse mai più , dopo quel giorno ad Albacete .
Giancarlo adesso lavora per Ducati, presenziando alle gare , firmando autografi e partecipando alle riunioni dei clubs .
Una storia vera.
3 commenti :
Se ho un mito nella Superbike, quello è davvero Giancarlo Falappa.
20 anni fa, il circus della SBK non godeva della copertura televisiva e pubblicitaria che ha oggi...e tutto era immerso nell,a leggenda...e chi E' una leggenda, è Falappa.
tanto di cappello a Falappa, che è un esempio di quando la sfortuna impedisce a qualcuno di ottenere quello che si merita. il LEONE !
Io l0 visto correre dal vero e ho parlato con lui nei box quando era davvero un numero uno.
Per me sara sempre il più spettacolare pilota che abbia mai visto
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