venerdì, giugno 11

Due uomini muoiono al TT.

Hutchinson trionfa ancora, ma è difficile accettare il suo sorriso, anche se, come si dice, la vita va avanti. Il TT, anche quest' anno, si è preso due vite. Sono più di duecento i morti sul Mountain, se li si conta dai primi anni del novecento. Una carneficina. Chi va accetta il rischio, forse lo mette in conto, e forse non gliene importa. Come scrisse Mario Donnini nel suo bel libro dedicato al Tourist Trophy, chi corre al TT "non è normale". Non scomodo i toni epici che pure questi uomini meriterebbero. Corrono tutti per loro stessi, per motivi imponderabili a chi come noi, se si è fortunati, sta su una spalletta, a bordo strada, ad applaudire. Ma non è un motivo per glissare sui loro destini.  La corsa andrà avanti, perchè piace, nella sua primitiva concezione del rischio. ma non è accettabile che la morte di Paul Dobbs e Martin Loicht durante race 2 della classe Supersport, trovi meno spazio della vittoria numero cinque, nel senior TT di Ian Hutchinson. Meno spazio significa che hanno avuto qualche trafiletto, o poche righe quà e là. In momenti  come questo,  mi viene voglia di disinteressarmi di questa gara:  poi finisco con il non farlo, contribuendo ancora, insieme a milioni di altri appassionati, a mantenerla viva. Chi vuole sentire parlare della morte durante una festa? Nessuno, tanto  che serviva una lente di ingrandimento per notare la notizia, e se volete un conferma, provate a cercare sui siti di lingua inglese, almeno quelli principali, IOMTT.COM compreso . Anche Guy Martin ha rischiato grosso, riportando nel corso del senior TT molte fratture.Grazie a Dio lui la racconterà, gli altri due, purtroppo no. Qualcuno, però, di quelle testate importanti che ogni giorno raccolgono centinaia di migliaia di lettori, avrebbe dovuto raccontare meglio, e di più, della gara finale di Paul Dobbs e Martin Loicht. nella foto Paul Dobbs alza la moto, e per me è felice. da bikesportnews, T. Goldsmith.

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