lunedì, aprile 26

Quest' anno il mondiale finirà altrove.

Una delle poche certezza, riguardo il mondiale Superbike 2010, è che non sarà una Ducati a vincerlo. Non una Ducati ufficiale, almeno. Haga e Fabrizio sono già lontanissimi dalla vetta della classifica, ed hanno troppi piloti davanti. Per quanto gli appassionati delle derivate di serie siano abituati a ogni sorta di sorpresa e ribaltone, rimane difficile poter immaginare una debacle collettiva da parte di Haslam, di Biaggi, di Rea, e perché no, di Checa, che al confronto del duo Xerox è sembrato, in tre occasioni su quattro, di un’ altra categoria. Ed è anche difficile poter immaginare che la rincorsa di Toseland e Corser si fermi qui, e che questi due non diventino un ulteriore incomodo per un qualunque tentativo di rimonta.  Ieri, più che altrove, è apparso chiaro che sono rientrati di nuovo in partita, e da protagonisti. Manca ancora qualcosina, soprattutto a Corser, e cioè che la sua S1000RR usi l’ enorme potenziale che possiede senza stracciare la gomma posteriore.

Detto questo, il resto per me rimane avvolto nel mistero. Che differenza corre, ad esempio, tra le due Xerox e le 1198 di Smrz, di Checa e di Byrne? Se fossero uguali in tutto e per tutto, non si spiegherebbe la magra degli ufficiali, se non con una loro simultanea involuzione. Se fossero uguali al 99% , ma con qualche particolare che in genere contraddistingue le moto ufficiali da quelle clienti, allora vuol dire che quell’ 1% è sbagliato, che ha reso setup e confidenza difficili da ottenere, e che quindi, alla fine della fiera, a mancare non è il mezzo, e neppure i mezzi per farlo andare. A mancare, semplicemente, è Tardozzi.
Non è che mi sia così simpatico, ma bisogna ammettere che, il giorno dopo il suo passaggio alla BMW, Troy Corser si è fatto la tinta ai capelli, ha buttato giù qualche chilo ed è tornato fresco come una rosa, dalle parti che gli competono per classe. Dall’ altra parte, invece, a Fabrizio è cresciuta la barba. Ieri , in tv era scuro in volto, lui che di solito è di buon umore anche quando i risultati non arrivano. Segno brutto.
Tornando con la mente ad Assen, la prodezza di Rea lo rimette di nuovo potentemente nella mischia. Serve un altro circuito per capirci di più, perché Assen è il cortile di casa di Ten Kate, ed è un circuito ancora particolare, e quello che funziona lì potrebbe non funzionare altrove. Il circuito diverso sul quale comprovare la velocità dell’ irlandese in Honda sta arrivando: è Monza, dove, se Biaggi dovesse azzeccare la griglia di partenza come non è riuscito a fare in Olanda, potrebbe risultare il favorito: , anche in virtù delle caratteristiche della sua Aprilia. A Biaggi gli dedico la chiusura, perché ad Assen il corsaro ha reagito alle avversità con altri mezzi rispetto alla consueta classe, e cioè la grinta ed il  coraggio. Quando servono, Max Biaggi ne ha ancora una buona scorta. Che tornerà utile, prestissimo.



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